Estratto dal "Corriere della Sera"
Pietro Ostellino
I FARMACISTI E LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO

Una dose eccessiva di sonnifero, presa volontariamente, conduce al suicidio. Il suicidio è, per i credenti, peccato mortale. Perché i farmacisti cattolici non pretendono di poter esercitare l'obiezione di coscienza anche per la vendita dei sonniferi?

Perché avvenga una transazione commerciale occorre che ci sia chi vende e chi compra. Se nessuno compra, la transazione commerciale non avviene. Nessuno obbliga le donne cattoliche a comprare la pillola del giorno dopo. Se utilizzare la pillola del giorno dopo è peccato, la scelta di peccare ricade solo su chi la compra e la usa.

Altrettanto non può dirsi, infatti, per chi la vende. Per il commerciante, l'eventuale scelta morale non avviene nel momento in cui vende i suoi prodotti, ma nel momento in cui sceglie la professione di venditore. Il titolare di un'armeria non è responsabile degli eventuali reati di chi compera un'arma. Chi ne paventi le conseguenze per ragioni morali può sempre scegliersi un'altra professione. Nessuno lo obbliga a scegliere proprio quella dell'armaiolo.

E non mi si venga a dire che, allora, la stessa cosa si potrebbe dire degli spacciatori di droga, dato che nessuno obbliga il drogato a drogarsi. Eh, no, lo spaccio di droga è proibito dalle leggi dello Stato; la vendita della pillola del giorno dopo è autorizzata dalle medesime. Senza contare, anche se questa è l'obiezione minore dal punto di vista liberale, che chi vende, come i farmacisti, è titolare della licenza di un "pubblico esercizio", non di un ente morale, rilasciata dallo Stato o da ente da esso delegato, cioè da parte della collettività. Che si aspetta di poter comprare tutto ciò che è legalmente permesso vendere.

Cade così, anche l'obiezione, solo apparentemente liberale, dell'ex segretario del PPI Bianco, il quale sostiene che lo Stato non può obbligare il farmacista cattolico a vendere la pillola del giorno dopo. Ciò perché, in tal caso, esso si configurerebbe come "Stato etico che ha il potere sulle coscienze". Eh, no, caro Bianco, non ciurliamo nel manico. Che lo Stato non debba obbligare i farmacisti a vendere la pillola del giorno dopo è fin troppo ovvio. Ma il problema non è questo. E' che esso non obbliga i cittadini cattolici a fare i farmacisti, se non vogliono vendere la pillola, così come non obbliga i credenti islamici a fare i macellai se non vogliono vendere carne di maiale.

Poniamo, infatti, l'ipotesi che tutti i farmacisti italiani siano cattolici, facciano, quindi, appello all'obiezione di coscienza e si rifiutino di vendere la pillola del giorno dopo. Non e un ipotesi dell'assurdo: nei Paesi islamici nessun macellaio si metterebbe a vendere carne di maiale. Il risultato sarebbe l'imposizione di un divieto, per ragioni morali, a usare un farmaco la cui vendita è consentita dallo Stato.

Lo Stato etico, uscito dalla porta, rientrerebbe di fatto dalla finestra e per di più a opera della Chiesa. Non saremmo più nella situazione, che egli auspica, di libera Chiesa in libero Stato, bensì in quella pericolosamente rovesciata di "semi libero Stato in libera Chiesa". E' questo lo Stato laico cui pensa Bianco?

L'amarissima verità è che, dietro la pur legittima difesa di un valore religioso, è in corso una controffensiva per la riconquista, da parte cattolica, di un ministero di grande potere come quello ,della Sanità; offensiva che si sostanzia in un attacco frontale all'attuale ministro, Umberto Veronesi. La gerarchia ecclesiastica, che di potere se ne intende e che conosce i suoi polli italiani, non si comporta solo come un organismo morale, ma anche come una lobby politica. Se le sue ragioni fossero solo morali, perché non ha invitato anche i farmacisti cattolici degli altri Paesi dell'Unione Europea all'obiezione di coscienza?

Il cardinale Ruini ammonisce che impedire l'annidamento dell'ovulo fecondato nell'utero è già di per sé equivalente a un aborto. Ma, dice la scienza, se non c'è annidamento non c'è gravidanza, quindi non c'è aborto. Quello del cardinale è un surreale processo inquisitorio senza reato. Se questo non Medioevo... Ma non ci voglio mettere, lingua: altrimenti mi si accusa di impedire alla Chiesa di dire liberamente quello che vuole.